Le politiche di welfare aziendale, realizzate ai sensi degli art. 51 e 100 del TUIR, sono ottime soluzioni per l’ottimizzazione fiscale sia per le aziende che per i lavoratori.
Le aziende hanno l’opportunità di ridurre il carico fiscale del costo del personale, attraverso l’introduzione di benefit indicati dalla norma o attraverso la riduzione-sostituzione di alcuni istituti contrattuali con altri sempre regolati del CCNL di categoria o delle leggi ma con carichi fiscali e contributivi inferiori.
I lavoratori, oltre ad una migliore qualità lavorativa ed al godimento di alcuni benefit, ottengono un reale aumento del potere di acquisto grazie alla riduzione del cuneo fiscale; il lavoratore, mantenendo la stessa retribuzione, l’inquadramento contrattuale ed il conseguente netto in busta, ha la possibilità di accedere ad altri istituti previdenziali ed assistenziali di carattere nazionale o locale.
La spiegazione di tale processo risiede nella riduzione dell’imponibile fiscale che alcune politiche di welfare e di conciliazione vita-lavoro producono: ad esempio un lavoratore con uno stipendio lordo mensile di circa 1.700 euro (circa 1.200 euro netti mensili) non avrà diritto a percepire totalmente il “bonus Renzi” (d.l. 66/2014) se riceverà una retribuzione straordinaria mensile di circa 200,00 euro; inoltre, vi sarà un aggravio dell’ IRPEF addizionale (regionale e comunale), un incremento del valore ISEE con conseguente perdita parziale o totale di agevolazioni come il bonus bebè, la riduzione degli assegni familiari ed altro.
Il lavoro straordinario non deve essere eliminato o non retribuito, ma sostituito con politiche fiscalmente più vantaggiose in modo che il lavoratore possa acquistare e/o ottenere più beni e servizi rispetto alla condizione retributiva precedente.
Vincenzo Perrone